Per due soldi, un gioco mio padre compro', poi venne il franchising che si mangio' il negozio sotto casa, e fu la fine del risparmio.
Ricordo una volta, quando i videogiochi erano un prodotto di nicchia, considerati alla stregua di semplici giocattoli comuni.
Nella corsia dei giocattoli del supermercato di fiducia, si potevano trovare promiscuamente console, cartucce, pupazzi e macchinine. Come se fossero la stessa cosa, ora invece possono vantare, non una ma ben 2 o 3 corsie riservate.
I prezzi erano molto piu' accessibili, ricordo che una console poteva costare circa 60 mila lire o giu' di li, i 30 euro di oggi del costo di un gioco a buon prezzo...
Erano i primi anni 90, sugli scaffali si trovavano dozzine di NES e compatibili come il mitico Microgenius, torrette con 4 console montate assediate a tutte le ore da ragazzini di tutte le eta'.
Avere una console in casa era quasi un privilegio, ma non tanto per il costo quanto per questione di mentalita'.
I genitori vedevano la console come un qualche giocattolo eccessivamente costoso rispetto ad altri o qualcosa da snobbare rispetto ai giochi classici della loro epoca, poi anche perche' in molte famiglie c'erano di certo altre priorita'.
A complicare le cose inoltre, giornali e tv con le varie storie di epilessia quasi sempre dovute ai videogames, come se una qualunque televisione o una lampada al neon non potessero causarle.
I tempi passano, la morsa della speculazione allenta la presa, complice anche l'invasione di console compatibili a buon prezzo e munite di un parco giochi di tutto rispetto, i buoni prodotti devono essere piu' competitivi anche nel prezzo e piu' appetibili per genitori scettici.