Cosa ne sarà del collezionismo?

Era da tempo che volevo toccare l'argomento e leggendo uno status degli amici di SNES Planet presso la loro pagina, ho deciso di esprorre il mio pensiero al riguardo.

Che ne sarà del collezionismo dei videogiochi in futuro?

Copie fisiche di cartuccie e CD che scarseggiano e diventano sempre più rare, con prezzi talvolta che toccano le stelle.

Qual'è il reale valore di tutto ciò e chi lo decide? Cosa aspettarci dal futuro?
Proviamo a ragione sulla cosa assieme. 


Se prendiamo un'opera d'arte, quale può essere un dipinto o una scultura, il suo valore può essere inestimabile.
Perché ad averlo realizzato sarà solo una persona, perché ve ne sarà una sola al mondo, e nessuna copia sarà mai identica all'originale.
Nel migliore dei casi, l'opera potrebbe finire in un museo, disponibile a tutti.

Non si tratterà fin dalla sua nascita di un oggetto destinato alla produzione di massa, e già questo dovrebbe dargli un valore particolare e del tutto suo.

Se prendiamo un software invece, quali possono essere i videogiochi ad esempio, il loro valore sarà rasente allo zero, o quasi, nel giro di pochi anni.

Non vi saranno mai condizioni paragonabili a quelle di un'opera d'arte, unica nella sua essenza in tutto il mondo.

Il Software potrà essere facilmente riprodotto su larga scala, e sicuramente destinato a ciò sin dalla sua nascita.
 

Facilmente riproducibile nel giro di pochi giorni, da chiunque praticamente, o imitato con una perfezione tale, da poter risultare identico sotto qualunque aspetto.Una sequenza di bit e pixel che con un po' di accurato lavoro, si possono riprodurre con totale esattezza, a differenza di un dipinto o una statua, che potranno avere differenze millimetriche nonostante tutta l'accuratezza a cui possano essere sottoposte nelle copie.

Stesso discorso anche per l'hardware, che siano supporti fisici alla ROM (le cartuccie) o console dedicate.
Trattandosi di oggetti composti di componenti elettronici comuni e prodotti in larga scala, nulla può impedire la realizzazione di cloni fedelissimi all'originale, come già successo ai tempi delle console ad 8 bit ad esempio.

Replicare un circuito stampato, applicarci il software e racchiuderlo in un involucro di plastica, e si ha il gioco.

L'unica cosa in tutto il processo di creazione di un videogioco, o console che sia, a potergli dargli un valore, è chi lo produce.
Sarà il produttore stesso a deciderne il valore, sulla base dei costi di produzione, del lavoro dei propri dipendenti, ed eventuali mezzi di distribuzione.

Il prodotto finito potrà avere un costo più o meno alto, ma non da collezionista.
Un prezzo idoneo a ripagare il lavoro svolto dai suoi creatori, suddiviso sul presunto numero di vendite che si potrà ottenre, e che magari nel giro di un paio d'anni o anche meno, avranno più che raddoppiato l'investimento del produttore.

Nel tempo il suo valore potrebbe accrescere tra i giocatori, per ricordi e affetto da parte dei giocatori, chi più, chi meno o chi proprio non lo avrà gradito.
Purtroppo su questo aspetto relativo della questione, sembrano marciarci i venditori, se l'oggetto diventa del desiderio per molti, sembra essere quasi naturale che il prezzo salga, senza alcun criterio.

Sebbene per le opere d'arte vi siano enti o istituti capaci di definirne il valore secondo alcuni criteri condivisi e logici, per i videogiochi, non sembra esserci nessun ente accreditato che possa deciderne il valore effettivo.

Spesso si valuta il gioco su quanto la critica e stampa del settore lo valuta, e spesso il loro parere potrebbe non rispiecchiare quello dei giocatori, o essere abbastanza viziato da terze parti per garantirsi una buona pubblicità.

Teniamo in conto altri fattori, tipo la digitalizzazione dei giochi, che in altre parole è la ri-vendita del vecchio software, tramite i mezzi tecnologici odierni, e privi del loro supporto originale.

Ci si riaggancia al discorso di partenza, una sequenza di dati e bit, identici a quelli presentati in passato, ma senza un supporto fisico dietro e con costi abbastanza irrisori ed accessibili.
A dimostrazione del fatto, che il contenuto in se, non ha un valore da capogiro come spesso si vede nei negozi online.

Fino a qui, penso si possa risponde alla domanda "Qual'è il reale valore di tutto ciò e chi lo decide?".

Il reale valore dei videogiochi, inteso come costo, dovrebbe essere quello necessario a coprirne i costi di produzione, vendita e distribuzione, che con il tempo sono sempre più bassi, grazie ai nuovi canali di distribuzione e le numerose tecnologie open source sempre più usate nell'ambito, che abbattono di molto i costi del lavoro.

Costi per il consumatore, che scendono ulteriormente grazie ai nuovi mezzi di distribuzione digitali, che eliminano eventuali spese extra di creazione di supporti fisici e distribuzione nei negozi.
Come gli attuali mezzi digitali, ci fanno notare.

Chi decide il valore del gioco fisico?

Purtroppo, chiunque lo venda.

Spesso quando tento l'acquisto di un titolo usato, il venditore fa il suo prezzo sulla base dei prezzi medi a cui il titolo si trova negli store online.

Quindi se qualche sciagurato ha deciso che il suo valore sia una cifra fuori da ogni logica, e tanti altri che tentando di vendere lo stesso titolo, si adeguano, spesso spinti dall'idea di poterci fare un alto introito, lo vendono allo stesso costo, e abbastanza persone ne effettuano l'acquisto, allora sembra normale a chiunque che il prezzo "giusto" sia quello.

 
Non si può impedire a qualcuno di vendere la propria copia del gioco desiderato ad un prezzo irrisorio, ne si può vietare a qualcuno di affrontare quel prezzo se lo voglia o possa permetterselo.
Nonostante questo, non ci sono nemmeno validi motivi per farsi andare bene, questa situazione.

Cosa aspettarci dal futuro?

Semplicemente quello che sta accadendo tutt'ora.
Da una parte la vendita in versione digitale di questi vecchi prodotti e la riproduzione ufficiale o meno di essi, dall'altra, l'aspetto più controverso e non del tutto legale dell'emulazione, che comunque trova anche il suo spazio in prodotti ufficiali, come ad esempio il Nintendo classic mini.




Certo, è una bella soddisfazione per ogni appassionato di videogiochi, vedere gli scaffali di casa propria, pieni di custodie di ogni genere, ben tenute e colorate.
Magari utilizzati poco, perchè ormai conosciuti bene o perché si preferisce usare la versione digitale.

Avere un titolo pagato fior di quattrini, e lasciarlo prendere polvere sullo scaffale, alla stregua di un qualsiasi soprammobile.

La questione non riguarda solo i videogiochi, ma anche tantissimi altri prodotti, e mi viene da pensare, che forse è il caso di cominciare a cambiare un po' la mentalità sulla questione.
Personalmente, direi anche evitare di acquistare a prezzi da capogiro, giusto per non far passare il messaggio che tutto ciò, ci sta bene.

Probabilmente ho fatto in discorso privo di senso, o forse no, a voi la parola.

2 commenti :

Marco Grande Arbitro ha detto...

Capisco benissimo quello che dici. E' situazione che sto notando anch'io. I giochi si trovano sempre meno, i prezzi aumentano sempre più.
La scelta del digitale è una lama a doppio taglio. Da un lato permette a tutti di giocare a capolavori. E' legale e permette di preservarli per le generazioni futuri.
Da un lato, ammazza il collezionismo...
E' una situazione senza uscita purtroppo.

Pix3l ha detto...

Diciamo che il collezionismo lo si ammazza sia vendendo a prezzi assurdi, sia acquistando senza batter ciglio a certi prezzi.
Questo non è amore per i videogiochi, come non lo è tenerli su di uno scaffale a prender polvere.
I giochi vanno giocati ed apprezzati, non riposti su di uno scaffale per 10 o 20 anni...

Il digitale potrebbe sempre permettere ai proprietari dei diritti di poter ricreare copie fisiche del proprio titolo, tipo come accaduto per "Rise of the Tomb Raider" che è stato presentanto in una versione stile psone nella confezione da collezione.

Insomma, sono plastica e carta che costerebbero relativamente poco da riprodurre, e si avrebbe un prodotto esattamente come quello del passato.

Un po' come i fumetti che escono in ristampe, per chi li apprezza, hanno sempre comunque un valore molto alto.

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