A Dog Tale

La prima volta che vidi questo gioco, fu in presenza di un amico che a caldo disse, "Questo gioco e' proprio brutto, nemmeno se me lo regalassero lo prenderei".

Io e mia sorella ne andavamo a dir poco matti, e a giudicare dai vari commenti negativi in rete riguardo questo gioco, penso che siamo le uniche due persone al mondo ad apprezzarlo (sana risata).

Il titolo in questione e' A dog tale, un gioco indipendente del 1997, sviluppato da Ira Rainey con il kit Net Yaroze.

Si tratta di un semplice platform, in cui un ragazzino occhialuto e pelato, dovra' attraversare il deserto per raggiungere il suo cane, raccogliendo ogni singolo oggetto presente nel livello!
Fino a qui sembra tutto normale, se non fosse che le dinamiche di gioco molto rigide, rendono l'impresa a dir poco impossibile.

In tutto vi e' presente un solo livello, e posso dire che e' gia' abbastanza, lungo quanto basta e difficile al punto di far perdere la pazienza in poco tempo.

Il nostro scopo come gia' anticipato prima, sara' quello di raccogliere ogni singolo oggetto nel livello, ossi e chiavi, disseminate lungo il tragitto.

Oggetti talvolta posti in punti davvero ostici da raggiungere anche con un semplice salto, anche per la gestione un po' troppo rigida delle collisioni con le piattaforme che spesso e volentieri lascia a desiderare.

Gli unici ostacoli presenti nel gioco saranno dei cactus, che al contatto ci faranno perdere direttamente una vita, ma non il sorrisino da ebete del personaggio.

La pena per chi arriva alla fine del livello senza aver raccolto tutti gli oggetti, e' quella di non potersi gustare la schermata finale di ringraziamento, in cui ci viene mostrato con tanto orgoglio che questo gioco a suo tempo fu sviluppato con un Mac ed il kit Net Yaroze, oltre che a ringraziarci di averci giocato.
Qui ci sarebbe da ringraziare di non essere andati a dargli fuoco alla casa in preda ad un attacco d'ira...

















Il gioco indipendente piu' odiato per Playstation!


  • Musichetta di sottofondo incalzante






  • Dannatamente difficile, causa principale di maltrattamenti ai gamepad

  • Gameplay troppo rigido

  • Nessun effetto sonoro a parte la musica di sottofondo



Sembra che questo gioco si possa salvare soltanto a livello grafico e sonoro, una grafica che ricorda molto i titoli per SNES e Mega Drive ma con quel tocco in piu' che lo caratterizza come gioco di nuova generazione.

La colonna sonora invece e' molto incalzante, la si fischietta molto volentieri, e a dirla tutta e' l'unica cosa che si sente in questo gioco durante la nostra avventura.

Nonostante il gioco sia tanto ostico, per un videogiocatore vecchio stampo come me, era una sfida riuscire a portarlo a termine, ed anche una volta terminato, ripetere l'opera.
A questo giro mi sono limitato a giocare un paio di minuti, giusto il tempo di fare un game over per poter scrivere qualcosa al riguardo senza andare troppo di ricordi.

Sembra che questo gioco sia terribile da come lo recensisco, probabilmente lo e' sul serio, ma sinceramente lo trovo al quanto grazioso per essere un esperimento indipendente, poi oltre tutto e' parte della storia dei videogiochi e dello scenario indipendente di essi.
Nessun gioco deve essere dimenticato, bello o brutto che sia, questo e' uno di quelli che troppo spesso ci si dimentica di aver giocato o se ne sente poco parlare in rete.
Recensirlo e' un modo per mantenerne viva la sua storia.

Dimenticavo, alla fine del livello troverete un bulldog grigio, affacciato dalla sua cuccia, se vi stesse chiedendo il senso del titolo e di tutti quegli ossi da raccogliere.

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